Vittimismo e distorsione dei fatti: Meloni sui social mostra una comunicazione giudiziaria per una denuncia sul caso Almasri ed evoca il complotto

Il solito vittimismo. In un video pubblicato sui social, la premier Meloni ha mostrato un avviso di garanzia per la vicenda del torturatore libico Almasri, capo della polizia giudiziaria di Tripoli scarcerato dopo l’arresto e ricondotto in patria con un aereo di Stato italiano, nonostante un mandato di arresto nei suoi confronti emesso dalla Corte penale internazionale per crimini contro l’umanità e crimini di guerra. Nel mostrarlo Meloni ha evocato un complotto dicendo: "Non sono ricattabile e non mi faccio intimidire". Tutto per un atto dovuto, un obbligo di legge, ovvero la trasmissione di una denuncia da parte del procuratore Francesco Lo Voi al Tribunale dei ministri, competente sui procedimenti per reati commessi da membri del governo nell’esercizio delle loro funzioni. Un atto dovuto, dopo un esposto dell'avvocato Luigi Li Gotti definito dalla premier "ex politico di sinistra, molto vicino a Romano Prodi, conosciuto per aver difeso pentiti del calibro di Buscetta, Brusca e altri mafiosi". La premier ha però evitato di ricordare i trascorsi nel Movimento Sociale Italiano prima e in Alleanza Nazionale poi, del medesimo avvocato. Quanto alla difesa di mafiosi, parlando ad esempio di Buscetta, la Meloni ha forse dimenticato che si trattava della difesa del più importante pentito di mafia che con le sue rivelazioni ha consentito di infliggere un pesantissimo colpo a Cosa Nostra. Ma quale era l' oggetto dell' esposto? Nella sua denuncia, Li Gotti chiede "che vengano svolte indagini sulle decisioni adottate e favoreggiatrici" di Almasri, "nonché sulla decisione di utilizzare un aereo di Stato per prelevare il catturato (e liberato) a Torino e condurlo in Libia".

Per precisare come stanno realmente i fatti è intervenuta  anche l'Associazione Nazionale Magistrati. Scrive l'Anm: "Si segnala, al fine di fare chiarezza, il totale fraintendimento da parte di numerosi esponenti politici dell'attività svolta dalla procura di Roma, la quale non ha emesso, come è stato detto da più parti impropriamente, un avviso di garanzia nei confronti della presidente Meloni e dei ministri Nordio e Piantedosi ma una comunicazione di iscrizione che è in sé un atto dovuto perché previsto dall'art. 6 comma 1 della legge costituzionale n. 1/89".